Savonese, adesso mancano anche i bagnini. Il turismo è in crisi di personale

Carenza di guardaspiagge per i pochi corsi che si sono potuti fare in epoca Covid, gli stabilimenti corrono ai ripari 

 

Savona – Non solo camerieri e cuochi. Ora si scopre che mancano anche i bagnini. Nella querelle, nazionale ma anche

locale, sulle ragioni della mancanza di lavoratori per la stagione estiva, si inserisce anche il problema degli addetti al salvamento.

Ad ammettere che qualche problemino ci sia è lo stesso Enrico Schiappapietra, segretario del Sindacato italiano balneari (Sib). "

Per la maggior parte, gli stabilimenti sono “coperti” con il personale necessario - spiega - Ma so di qualche collega che ha difficoltà e

che, in questi primissimi giorni, ha dovuto arrangiarsi, a volte facendo egli stesso, se in possesso del patentino, da guardaspiagge".
Il problema non è tanto legato alla “voglia di lavorare” che si tira in ballo in questi giorni, quanto alla mancanza di corsi di formazione.

"Purtroppo, in oltre un anno di Covid, con le piscine chiuse, siamo riusciti a ripartire solo a marzo - spiega Pietro Gatti, direttore della

storica Società nazionale di Salvamento di Savona - Per di più con tutte le limitazioni numeriche del caso; senza contare le difficoltà

di chi avrebbe voluto seguire i corsi ma non ha potuto per le limitazioni degli spostamenti". La Società sta per “sfornare” un manipolo di

nuovi diplomati, e continua a ricevere iscrizioni, ma prima di riempire i ranghi ci vorrà del tempo.
Più ampio, anche nel Savonese, il ragionamento sulla carenza delle altre figure professionali necessarie alla stagione. "In effetti anche il

personale di cucina, anche negli stabilimenti, è carente - conferma ancora Schiappapietra - Non è da escludere che comunque la pandemia

abbia portato molte persone a riconsiderare le proprie opportunità scegliendo altri settori e altri impieghi". Gli stagionali in provincia sono 7-8 mila,

ma l’anno scorso circa la metà non ha trovato lavoro per colpa della pandemia. Sotto accusa, come nel dibattito nazionale, il Reddito di cittadinanza

e gli altri sussidi che avrebbero in qualche modo disincentivato le persone a cercare un lavoro. Ne è convinto Angelo Berlangieri, presidente

dell’Unione provinciale albergatori (Upa): "Non siamo certo contro forme di sostegno al reddito, ma è mancata completamente la parte formativa.

Le persone vanno aiutate ma anche indirizzate al lavoro. E non si dica che gli stipendi sono bassi: c’è un contratto nazionale che viene rispettato,

se poi qualcuno fa il furbo è bene denunciarlo. Ma non si condanni un intero comparto".

"Per trovare lavoratori nel turismo basta rispettare il contratto con i riposi, gli straordinari, e tutti i diritti previsti - attacca Cristiano Ghiglia, segretario

provinciale Filcams - Cgil - Purtroppo spesso non è così. Invitiamo le aziende serie a investire su questi lavoratori che sono strategici".

Più sfumata la posizione della Cisl, come spiega il segretario provinciale Simone Pesce: "I contratti a breve termine e le incertezze della pandemia

hanno probabilmente spinto qualcuno a scegliere la certezza di un bonus di tipo assistenzialistico, che perderebbe in caso di un’assunzione a brevissimo

termine. Bisogna investire sul settore perché sia le imprese sia i lavoratori abbiano più certezze". —
 

di ALESSANDRO PALMESINO